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Risposta a Roberta Zunini de Il Fatto Quotidiano

Creato il 29 giugno 2014 da Conflittiestrategie

 

Roberta Zunini, che scrive per Il Fatto Quotidiano, si è scomodata sul suo Blog (qui) contro “l’anonimo” sito ConflittieStrategie (che anonimo non è, essendoci tutti i nomi dei redattori nella sezione “contatti” dello stesso) il quale l’avrebbe accusata di apologia di nazismo. Non è vero, non abbiamo mai scritto che la giornalista è nazista ma, soltanto, che si è fatta fotografare, in una posa sorridente, con i nazisti ucraini Pravy Sektor, durante i giorni della rivolta di Majdan. Ecco la foto che è un fatto incontrovertibile:

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La sua scelta è stata quanto meno di pessimo gusto, come anche stamparsi sul volto quell’espressione giuliva fuori luogo, in un siffatto contesto di morte e dolore. Cara Signora Zunini, ci permetta di chiamarLa così, quella era una barricata in piazza con uomini armati, illegale ed anticostituzionale (quante volte il suo giornale ci ha dato lezioni, in Italia, su tali temi?), perché, fino a quel momento, esisteva ancora in Ucraina un legittimo potere, scelto attraverso libere e democratiche elezioni. Solo dopo che Yanukovic è stato costretto a scappare, da simili simpatici buontemponi, con i quali Lei si faceva immortalare quest’inverno, costoro si sono autolegittimati sbarazzandosi degli oppositori (e ci sarebbe molto da dire anche su ciò, proprio a detrimento della vulgata democraticistica perorata da noi nostri media, circa il nuovo corso liberale di Kiev…).

L’ometto al suo fianco, che non è un “signore” come Lei afferma, è in tuta mimetica con un elmetto in testa ed una maschera a tracolla. Era, forse, carnevale a Kiev? Oppure, il teppistello stava creando disordini con i suoi camerati che si vedono ritratti nella medesima foto, alle sue spalle? Li chiamiamo camerati perché sul sostegno di legno dietro di Lei è legato, in bella vista, il drappo rosso e nero di Pravy Sektor o dei banderisti, dichiaratamente filonazisti. Non lo aveva visto e riconosciuto? Allora, dovremmo domandarci con quale criterio il Fatto sceglie i suoi inviati. Sono sicuro che Lei, invece, sia preparatissima perché siamo su un teatro di guerra e non ad una sfilata di moda. Altrimenti, al suo posto ci avrebbero mandato la Cancellieri. Lo aveva visto e riconosciuto? Ci spieghi, allora, perché è caduta in tale ingenuità? Lo faccia, per cortesia, senza ricorrere però a perifrasi superficiali come questa: “Come cronista non sono interessata a giudicare le radici e le ispirazioni dei gruppi che ho incontrato e incontro sul campo, ma ciò che fanno, per raccontarlo in tempo reale ai lettori”, che stridono tanto col suo sorrisetto compiacente e con la professionalità richiesta dal nostro mestiere. Ma noi, al contrario, crediamo nella sua consapevolezza, ed anche se non è simpatizzante di quei banditi (è impossibile anche solo immaginarlo), pensiamo si sia lasciata trascinare dagli eventi e dal vento di cambiamento (per noi fasullo) che si respirava a Majdan in quei giorni.

Non c’è niente di male nel scegliersi una parte, tutti noi siamo partigiani di qualcuno o di qualcosa. Come Pertini, ricorda? Citiamolo con più cogenza per rendergli maggior onore (per quanto noi non siamo suoi grandi estimatori), perché lui combatteva contro i fascisti e non al fianco di questi che usavano e usano la violenza contro governi e Stati legittimamente scelti dal popolo. Cerchiamo di tenere la barra dritta senza mettere sottosopra la Storia. Noi per primi ci sentiamo vicini alle popolazioni del Sud-Est che non vogliono saperne di rimanere in questa Ucraina, con questa masnada di golpisti e oligarchi che le sta bombardando senza pietà. Lo dichiariamo apertamente. Basta dirlo ai propri lettori quel che si pensa, perché i fatti non sono neutri e richiedono sempre una buona dose di interpretazione soggettiva la quale, ad ogni modo, non può e non deve essere lo stravolgimento dell’oggetto indagato.

Facciamolo con onestà intellettuale, senza coprirci con la retorica della ricerca della verità assoluta che in assoluto non esiste, perché ha sempre tante sfaccettature e vive anche delle nostre inclinazioni. In secondo luogo, le sue foto pubbliche le abbiamo passate tutte al setaccio e non ne abbiamo trovata nemmeno una che raccontasse il sangue e i morti del Donbass. Abbiamo fatto uno sforzo per scagionarla ma, purtroppo, per Lei e per noi, è stato vano. Forse, queste immagini non sono condivise pubblicamente sul suo profilo Facebook. Se ci sono le renda aperte a tutti e noi ci scuseremo con Lei. Sappiamo ammettere gli errori, quando ne commettiamo.

In ultimo, vorrei segnalarLe che questo sito è fatto da gentiluomini. Mai ci saremmo permessi d’insultarla, abbiamo conservato le conversazioni private intrattenute con le Lei tramite chat. Non c’è nemmeno una contumelia, neanche per sbaglio. Chi l’ha chiamata “stronza, ignorante, zerbino della Cia”, come Lei riporta nel suo pezzo è un villano, un mascalzone, un farabutto. Al pari dei nazisti di Pravy Sektor, casualmente finiti nella sua foto. Lo ribadiamo a scanso di equivoci, Lei non è nazista, non abbiamo alcun dubbio in merito, ma cerchi di stare più attenta in futuro ai soggetti con i quali si fa fotografare dicendo “cheese”.


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